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Atto I › “Un’alternativa alla fuga”
Mack si trova in un bosco, una condizione esistenziale di difficoltà, confusione. Cerca di orientarsi per uscirne, ma non trova il suo mezzo di fuga. Di fatto non ha con sé neanche le chiavi. Così capita a noi: la vita di coppia, la famiglia, il lavoro sono contesti in cui a volte ci sentiamo soffocare. Vogliamo “uscirne” e cerchiamo i mezzi più comuni che spesso sono solo compensazioni (illusioni, narcotici, dipendenze più o meno sane e legittime quando non proprio malsane, abusi).
Sarayu è lo spirito-guida, la voce interiore che interviene nella tua confusione come la guida spirituale che si fa presente con delicatezza nella tua vita. Non ti forza, non ti impedisce di fuggire. Anzi, a Mack offre orientamento nel bosco, gli indica la via di fuga dandogli anche le chiavi che non sapeva di non avere con sé. Senza la tua guida non puoi neanche scappare, resti disorientato nel bosco. È così che ti senti perso.
Ma Sarayu ha una proposta alternativa per Mack. Un’alternativa alla fuga. E come lui, anche tu ci pensi un attimo prima di fidarti.
Atto II › “Mettersi a scavare”
La guida segna il passo all’inizio, ti porta nel giardino della tua anima, forse caotico, ma di una bellezza evidente solo se guardi dall’alto, con lo sguardo di Dio.
Si arriva al problema: la buona terra del nostro cuore va lavorata e ripulita fin dalle radici. Mack non capisce inizialmente, come te che pensi che tanti pensieri ed emozioni, esperienze e atteggiamenti che sono tuoi, in qualche modo ti definiscono. Non capisci perché la terra va smossa, perché fare quel buco. A che scopo scavare?
C’è una radice infetta nel nostro cuore, dalla linfa velenosa, va presa con cura. Non è un male in sé la sofferenza, ma va toccata con cautela, perché da sola può uccidere. Unita al nettare di un fiore specifico può avere però degli effetti curativi eccezionali: il fiore dello spirito divino, il frutto del giardino dell’Eden che fiorisce dall’albero della vita.
Atto III – “Giocare a fare Dio”
Mentre scavi e vai più in fondo, trovi che a un certo punto va discusso il criterio di base delle tue convinzioni. Una guida capace sa metterti di fronte al tuo gioco più pericoloso, giudicare il bene e il male a partire da te stesso. Ti fai giudice, ti senti giudice.
Chi ti guida non ti giudica. Da questo vedi se viene da Dio e verso Dio ti sta guidando. Il colloquio è sempre una conversazione tra amici. Tu resti senza risposte definitive, con nuove domande. La vita spirituale non consiste nel trovare tutte le proprie risposte, ma la domanda giusta.
Atto IV – “La prospettiva di Dio”
L’alternativa alla fuga è scavare nel tuo cuore e prendere atto che giochi a fare Dio. Scoprire come il tuo mondo interiore in apparenza è caotico, ma da un’altra prospettiva manifesta un ordine meraviglioso, in processo di lavorazione.
Quando la guida scompare senza che te ne rendi conto, ti ritrovi solo come prima. Ma vedi che non sei più in un bosco fitto, perso e in confusione. Guardi dall’alto il disordine della tua vita e dalla prospettiva di Dio ne scopri tutta la bellezza.