La sensibilità umana ha una dinamica propria con una sua profondità:
- Stimolazione: parole, immagini, gesti, ricordi. Entrano dalle finestre (vista, udito, tatto, olfatto, gusto) e tendono a occupare tutti gli spazi della casa: cucina (nutrimento), salotto (socialità), camera da letto (intimità), cappella (spiritualità).
Le cose possiamo guardarle, vederle senza trattenerci in esse o solo accorgercene senza dover poggiare gli occhi su di esse. Come in WhatsApp: ricevi un’immagine pornografica e scegli se lasciarla o cancellarla quando te ne accorgi (intuito) o solo dopo aver poggiato lo sguardo (vista) o avendolo trattenuto su di essa (consumo). Secondo la frequenza e intensità del consumo, ne risulteranno forse condizionate sensibilità e vita di coppia (intimità).
- Personalizzazione: sensazioni, emozioni, sentimenti, passioni. Gli stimoli sono fatti propri dalla persona che avendoli accolti continua ad assimilarli nei propri schemi affettivi, di pensiero e azione (tendenze, norme, esigenze, atteggiamenti e comportamenti). Se anche la porta di casa resta aperta, entra di tutto.
Hai un ruolo in famiglia, al lavoro, in comunità, e vedi che qualcuno comincia a fare le cose in modo diverso da come tu le hai sempre pensate e viste funzionare. Senti un disturbo, vivi un’emozione di disorientamento, di perdita del controllo su qualcosa di cui ti senti responsabile e lasci spazio alle tue passioni dominanti: ti lasci prendere dall’ansia, monti in collera oppure accogli con pazienza, entri in dialogo, cambi.
- Razionalizzazione: valori, ragioni, giudizi, determinazioni. Qui entra in gioco la maturità personale. Confronti quanto stai assimilando con i fondamenti e i tratti propri della persona che stai diventando. Rifletti sulla tua esperienza.
Ti è stato fatto un torto e sei rimasto ferito. Conosci la persona che ti ha mortificato e sai che avevi maturato un affetto, una relazione che ti è sempre stata cara. Allora consideri la situazione, prendi distanza senza allontanarti e ti separi senza rompere il vincolo tra voi. Hai cura di te mentre curi con il perdono quanto vuoi custodire.
- Interiorizzazione: valutazioni morali, atti di coscienza, scelte. Banco di prova della maturità spirituale, le esperienze diventano oggetto di discernimento: vedi come stanno le cose, scavi per liberare il cuore da sassi (peccati) e spine (ferite) e orienti le tue passioni a ciò che vedi e senti come un vero bene per te.
Chiara ha 27 anni, marito, due figli e un terzo in arrivo. Quando scopre di avere un carcinoma alla lingua accetta un primo intervento ma decide di non attaccarlo con la terapia che avrebbe messo in pericolo la vita di Francesco. Sceglie i medici in base al tempo che le concederanno di aspettare e, una volta nato il figlio, si sottomette alle cure. Ma è troppo tardi. Chiara muore il 13 giugno 2012 dopo aver detto a tutti “ti voglio bene”. Per i frutti della sua testimonianza cristiana è stato aperto il processo canonico per la causa di beatificazione.
La sensibilità redenta delle persone genuinamente credenti può raggiungere vette che ne trasformano il modo di essere fino a trasfigurarle in luce del mondo [Mt5,14].
La nostra natura ferita rimane però sempre soggetta alle dinamiche proprie di una lotta interiore, il combattimento spirituale. La tentazione può essere usata come un alleato, perché se impari a riconoscerla ti mostrerà ogni volta i tuoi punti deboli, indicandoti come fortificare le mura del castello in cui sarà custodita la tua vita interiore.
Suggestione
Una certa stimolazione dei sensi attacca la sensibilità nei suoi punti deboli. Un’immagine pornografica nelle rete sociali, un giudizio temerario su qualcuno ascoltato per caso, una carezza accennata da qualcuno nonostante la tua età, stato civile o di vita consacrata. Si presenta in modo improvviso e distorce la percezione della realtà.
Ancora non è successo niente di cui tu sia responsabile, ma la suggestione è in atto e la tentazione è alle porte. «È vero che Dio ha detto che non potete mangiare di nessun albero del giardino?». È Satana che parla, Eva non ha ancora fatto niente.
Vincolo
Si attiva una deformazione del sentire interiore che si apre ad accogliere il male. Volgere lo sguardo per ammirare una bella ragazza che passa può essere normale nella società ma inopportuno o illegittimo in certi stati di vita (uomini sposati e consacrati), stare ad ascoltare commenti e giudizi estranei in contesti impropri è comune ma di fatto ingiusto (chiacchiere e mormorazioni).
Ancora non è successo nulla di grave, ma hai aperto porte e finestre, qualcosa è entrato: cattura l’attenzione manipolando dialogo interiore e punto di vista. «Dei frutti degli alberi del giardino possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare». Innanzitutto, fino a poco fa Dio era un “tu” per Eva, adesso è già un “lui”, per cui ha preso distanza. Inoltre, non è neanche vero che Dio aveva detto che non potevano toccarlo: per quanto è scritto potevano anche giocare a tirarsele quelle mele, ma una volta che le avessero mangiate sarebbero morti come ti bruci se ti avvicini al fuoco. Messo all’angolo, Dio pur ferito sta a guardare, ancora non c’è peccato. Ma dov’è, uomo, la tua ragione (Adamo) mentre la tua sensibilità (Eva) è tentata?
Consenso
Adesione della volontà e distorsione dell’atto di coscienza. Quella ragazzina ha 17 anni ma tu stai lì a fissarla con malizia, quelle persone parlano male di qualcuno e ti fermi per raccogliere i dettagli e aggiungerne altri, qualcuno propone di fare le cose in modo diverso dal solito e ti accordi per fermarlo con presunzione, etichette e pregiudizi. La tua camera da letto è in disordine, in cucina conservi alimenti putridi, il tuo salotto ospita malintenzionati e delinquenti.
Siamo già nell’ordine del peccato. Eva morde la mela e Adamo la segue. La sensibilità irretita trascina la ragione in un atto intenzionale. Ma quello che è diventato buono alla vista, al morso è risultato amaro. Perduta la grazia con i sette doni dello Spirito Santo, cambia l’orientamento del cuore (phrén) diviso (skizei) in se stesso: è la schizofrenia spirituale del cuore diviso dalla presunzione di decidere da sé sul bene e il male.
Prigionia
La sensibilità condizionata attiva disfunzioni interne ed esterne che si manifestano in diverse forme di dipendenza: pornografia per narcotizzare disordini affettivi, alcool e droghe come fuga dalla realtà. Anche il lavoro, i figli e la stessa vita consacrata possono diventare dei narcotici quando sono usati per nascondere qualcos’altro.
Narcotici e compensazioni concorrono al condizionamento della libertà, rimaniamo in qualche modo prigionieri delle nostre abitudini e di un certo modo di dire: “io sono così e non posso cambiare”. È così che l’angoscia è entrata nel mondo. Si sente il grido di Dio che sa di avere perduto un amico: «Adamo, dove sei?». Mi faccio re e resto nudo: «Ho avuto paura e mi sono nascosto».
Passione
Se non mettiamo un freno a questa dinamica a partire da qualsiasi punto ne diventiamo consapevoli, arriviamo a un asservimento dell’esperienza umana e relazionale che diventa una vera e propria schiavitù. Ci facciamo servi dei nostri schemi, schiavi di sensazioni e sentimenti che possono essere buoni ma sono ormai disordinati. Pace e armonia della casa lasciano il posto ad ansia e confusione.
L’organismo umano intossicato diventa focolaio di malattie spirituali. La peggiore che è l’orgoglio, assume tre forme.
- Vanagloria: uso il fare, successi e buone opere, per affermare me stesso.
- Vanità: uso l’essere, sguardo e ammirazione degli altri, per affermare me stesso.
- Superbia: non ho bisogno di nulla per affermare me stesso, perché “io sono”.
Per riparare devo fermarmi e invertire il processo a partire da là dove mi trovo. Il modo per non cadere nella tentazione è quello di non dare spazio alla suggestione. Eva non doveva entrare in dialogo con il serpente, la ragione deve distrarre la sensibilità quando è tentata: fare altro perché la suggestione perda vigore.
Nel processo inverso:
- Disinnescare i moti della passione con un esame di coscienza: prendere atto della situazione e vedere la verità delle cose come sono.
- Sciogliere i legami interiori della prigionia, lasciare che sentiamo il sano dolore della contrizione, il vuoto interiore dell’assenza del bene perduto.
- Disabilitare il consenso, con la confessione come ritorno a Dio, ristabilendo l’originale orientamento del cuore che ritrova la sua integrità.
- Rompere il vincolo con il peccato attraverso la riconciliazione, per la liberazione e la guarigione del cuore operate dalla grazia data dal sacramento.
- Recuperare intimità con Dio nella comunione: Lui torna ad essere un Tu.